Per orientare la nostra preghiera

 

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8, 27-35)


In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

Parola del Signore

 

 

Preghiamo

 

Per Papa Francesco, in visita in questi giorni in Ungheria e Slovacchia, perché il Signore lo sostenga e lo protegga e per la Chiesa tutta perché viva la radicalità evangelica e cambi il mondo aiutando la conversione dei cuori. Preghiamo

 

Per i profughi in ogni parte del mondo, per i tanti che in Afghanistan cercano una via di fuga, per chi cerca una nuova vita. Perché siano accolte le domande di futuro e nessuno sia più respinto o lasciato solo. Preghiamo

 

Per le vittime del terrorismo e di tutte le guerre, a vent’anni dall’11 settembre 2001, perché siano disarmati i disegni dei violenti e dispersa ogni intenzione di male. Preghiamo

 

Per i malati, per la fine della Pandemia e delle sue conseguenze sulla vita di tanti e particolarmente dei più fragili e dei poveri. Preghiamo

 

 

 

 

 

Per nutrire il nostro cuore

 

 

Le due nature in Cristo

 

A proposito di questa unità della persona da intendersi nelle due nature, si legge che il figlio dell`uomo è disceso dal cielo, quando il Figlio di Dio assunse carne dalla Vergine da cui nacque. E si dice ancora che il Figlio di Dio fu crocifisso e sepolto, per quanto egli abbia sofferto tutto ciò non nella sua divinità, per la quale l`Unigenito è coeterno e consustanziale al Padre, ma nella debolezza della natura umana. Per questo tutti professiamo nel Simbolo che l`unigenito Figlio di Dio fu crocifisso e sepolto, secondo quanto dice l`Apostolo: «Se infatti lo avessero saputo, non avrebbero mai crocifisso il Signore della maestà» (1Cor 2,8).

E lo stesso Signore nostro e Salvatore, volendo ammaestrare nella fede i suoi discepoli, li interrogò chiedendo loro: «La gente chi dice che sia io, Figlio dell`uomo?». E avendo quelli riferito alcune opinioni altrui, disse: «Ma voi, chi dite che io sia?». Chi dite che sia io, proprio io, che sono figlio dell`uomo, che voi vedete in condizione di schiavo, in una carne vera? E allora san Pietro, divinamente ispirato, per giovare con la sua professione a tutte le genti disse: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). E ben giustamente il Signore lo proclamò beato e a buon diritto dalla pietra angolare (Cristo) egli derivò la forza e il nome, perché per divina rivelazione egli lo proclamò messia e insieme Figlio di Dio.

Accettare una di queste due realtà senza l`altra, nulla avrebbe giovato alla salvezza, ed era ugualmente pericoloso credere che il Signore Gesù Cristo fosse solamente Dio e non uomo, o solo uomo e non Dio… La Chiesa cattolica vive e cresce in questa fede: in Gesù, non crede all`umanità senza vera divinità, e neppure alla divinità senza vera umanità.

(Leone Magno, Epist. 28, ad Flav.)

 

 

Gesù sottolinea il motivo per cui soffrire

 

«Chi vuol venire dietro a me»: cioè chiunque, uomo, donna, re, schiavo, s`incammini per questa via. E sembra esprimere qui una sola cosa, ma in realtà ne dice tre: «rinunzi a se stesso», «prenda la sua croce», «e mi segua». Le prime due esortazioni sono congiunte, mentre la terza è proposta indipendentemente.

Esaminiamo dapprima cosa vuol dire rinunziare a sé stessi. Per questo dobbiamo anzitutto capire cosa significhi rinunziare a un altro: comprenderemo allora che cosa voglia dire rinunziare a se stesso. Chi rinunzia a qualcuno, per esempio, a un fratello, a un servo o a chiunque altro, anche se lo vede frustato a sangue, incatenato, condotto a morte, sofferente per qualunque altro male, non s`avvicina, né gli porta aiuto, non piange, non s`addolora per lui, come se una volta separato da lui gli fosse completamente estraneo.

Nello stesso modo il Signore vuole che noi non facciamo più caso né risparmiamo il nostro corpo. Così quand`anche fosse flagellato, trafitto, gettato nelle fiamme, o dovesse sopportare qualunque altro tormento, noi non dovremmo avere riguardo né compassione per le sue sofferenze. Ma ciò significa risparmiare veramente e aver considerazione per il proprio corpo. I Padri non mostrano mai tanta considerazione per i loro figli come quando li affidano a maestri, ordinando loro di non aver riguardo per essi. Così fa anche Cristo e non dice soltanto di non risparmiare e di non aver riguardo per sé stessi, ma con vigore ancor più grande esorta a rinunziare a sé, il che vuol dire: non aver niente a che vedere e fare con sé stessi, ma abbandonarsi ai pericoli e alle lotte, senza avere reazioni come se fosse un altro a soffrire. E non dice: neghi, ma «rinneghi», rinunzi, manifestando, mediante questa piccola aggiunta, l`estremo grado del rinnegamento.

«E prenda la sua croce». Si tratta di un`ulteriore conseguenza della rinunzia a sé stessi. Affinché non si creda che tale rinunzia consista semplicemente nel subire ingiurie e oltraggi a parole, il Signore sottolinea fin dove dobbiamo spingere il nostro rinnegamento: sino alla morte, e a una morte infamante. Non dice perciò: rinneghi se stesso sino alla morte, ma «prenda la sua croce», dichiarando apertamente di quale morte ignominiosa si tratti, e che si deve fare ciò non una o due volte, ma tutta la nostra vita.

Porta ovunque e sempre con te questa morte – egli dice in altri termini – e ogni giorno sii pronto a lasciarti uccidere. Molte persone infatti hanno disprezzato le ricchezze, i piaceri e la gloria, ma non hanno superato il timore dei pericoli e della morte. Io voglio invece – continua Cristo – che il mio discepolo, il mio atleta lotti sino al sangue e affronti combattimenti fino alla morte. Se è necessario pertanto subire la morte e la morte più vergognosa ed esecrabile, anche per un ingiusto sospetto, tutto devi sopportare coraggiosamente e, ancor più, rallegrarti per questo.

«E mi segua». Può accadere, infatti, che colui che soffre, non segua Cristo, in quanto non soffre per lui. Perché allora nessuno pensi che basti semplicemente soffrire, Gesù sottolinea in particolare quale deve essere il motivo delle nostre sofferenze. Qual è? Che si faccia ogni cosa e si soffra, seguendo lui; che tutto si sopporti per amor suo e che si mettano in pratica anche le altre virtù.

(Giovanni Crisostomo, Comment. in Matth., 55, 1 s.)

 

 

La sequela di Cristo esige fede e semplicità

 

É così che Abramo fu chiamato e uscì alla sequela di Dio: egli non si fece giudice della parola rivoltagli e non si sentì impedito dall`attaccamento alla razza e ai parenti, al paese e agli amici, né da altri vincoli umani; ma appena intese la parola e seppe che era di Dio, l`ascoltò semplicemente e, in spirito di fedeltà, la ritenne veritiera; disprezzò tutto e uscì con la semplicità della natura che non agisce con astuzia e per il male…

Dio non gli rivelò qual fosse questo paese per far trionfare la sua fede e mettere in risalto la sua semplicità; e quantunque sembri che lo conducesse al paese di Canaan, gli prometteva di mostrargli un altro paese, quello della vita che è nei cieli, secondo la testimonianza di Paolo: «Egli aspettava la città dalle solide fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio» (Eb 11,10). E ha detto ancora: «È certo che ne desideravano una migliore del paese di Canaan, cioè quella celeste» (Eb 11,16). E per insegnarci chiaramente che quello che egli prometteva di mostrare ad Abramo non era il paese della promessa corporale, Dio lo fece dimorare ad Haran dopo averlo fatto uscire da Ur dei Caldei, e non lo introdusse nel paese di Canaan subito dopo la sua uscita; e affinché Abramo non pensasse aver inteso l`annuncio di una ricompensa e non uscisse per questa ragione secondo la parola di Dio, non gli fece conoscere fin dall`inizio il nome del paese dove lo conduceva.

Considera perciò quella uscita, o discepolo, e sia la tua come quella; non tardare a rispondere alla viva voce di Cristo che ti ha chiamato. Là, egli non chiamava che Abramo: qui, nel suo Vangelo, egli chiama e invita a uscire alla sua sequela tutti quelli che lo vogliono, invero, è a tutti gli uomini che egli ha rivolto la sua chiamata quando ha detto: «Chi vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24; Mc 8,34; Lc 9,23); e mentre là non ha scelto che Abramo, qui, invita tutti a divenire simili ad Abramo.

(Filosseno di Mabbûg, Hom., 4, 75 s.)

 

Il Vangelo della Domenica

 

 

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