Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15, 26-27; 16, 12-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Parola del Signore
Preghiamo
Per Papa Francesco e per la Chiesa, abitata per sempre dallo Spirito, perché annunci ovunque la salvezza e sia seme fecondo di un’umanità fraterna e rinnovata dall’amore. Preghiamo
Perché lo Spirito della Pentecoste liberi il mondo dalla pandemia e da ogni male, guarisca i malati da ogni infermità, consoli i poveri, gli anziani, i profughi. Apra ogni cuore alla speranza. Preghiamo
Per tutti i cristiani: perché siano sempre aperti all’azione dello Spirito, per parlare al cuore di tutti, camminando insieme e sostenendosi nell’affrontare le cruciali sfide del nostro tempo. Preghiamo
Perché lo Spirito faccia rifiorire la speranza in ogni cuore ferito, rinnovi la faccia della terra, liberi dal male della guerra madre di ogni povertà. A lui affidiamo la Terra Santa, il Myanmar e tutti i paesi in conflitto, perché le ragioni della pace possano persuadere alla cessazione di ogni violenza. Preghiamo
Oggi celebriamo la grande festa di Pentecoste, nel ricordo dell’effusione dello Spirito Santo sulla prima Comunità cristiana. (…) Gesù risorto che appare nel Cenacolo, dove si sono rifugiati i discepoli. Avevano paura. «Stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”» (v. 19). Queste prime parole pronunciate dal Risorto: «Pace a voi», sono da considerare più che un saluto: esprimono il perdono, il perdono accordato ai discepoli che, per dire la verità, lo avevano abbandonato. Sono parole di riconciliazione e di perdono. E anche noi, quando auguriamo pace agli altri, stiamo dando il perdono e chiedendo pure il perdono. Gesù offre la sua pace proprio a questi discepoli che hanno paura, che stentano a credere a ciò che pure hanno veduto, cioè il sepolcro vuoto, e sottovalutano la testimonianza di Maria di Magdala e delle altre donne. Gesù perdona, perdona sempre, e offre la sua pace ai suoi amici. Non dimenticatevi: Gesù non si stanca mai di perdonare. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono.
Perdonando e radunando attorno a sé i discepoli, Gesù fa di essi una Chiesa, la sua Chiesa, che è una comunità riconciliata e pronta alla missione. Riconciliata e pronta alla missione. Quando una comunità non è riconciliata, non è pronta alla missione: è pronta a discutere dentro di sé, è pronta alle [discussioni] interne. L’incontro con il Signore risorto capovolge l’esistenza degli Apostoli e li trasforma in coraggiosi testimoni. Infatti, subito dopo dice: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (v. 21). Queste parole fanno capire che gli Apostoli sono inviati a prolungare la stessa missione che il Padre ha affidato a Gesù. «Io mando voi»: non è tempo di stare rinchiusi, né di rimpiangere: rimpiangere i “bei tempi”, quei tempi passati col Maestro. La gioia della risurrezione è grande, ma è una gioia espansiva, che non va tenuta per sé, è per darla. Nelle domeniche del Tempo pasquale abbiamo ascoltato dapprima questo stesso episodio, poi l’incontro con i discepoli di Emmaus, quindi il buon Pastore, i discorsi di addio e la promessa dello Spirito Santo: tutto questo è orientato a rafforzare la fede dei discepoli – e anche la nostra – in vista della missione.
E proprio per animare la missione, Gesù dona agli Apostoli il suo Spirito. Dice il Vangelo: «Soffiò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo”» (v. 22). Lo Spirito Santo è fuoco che brucia i peccati e crea uomini e donne nuovi; è fuoco d’amore con cui i discepoli potranno “incendiare” il mondo, quell’amore di tenerezza che predilige i piccoli, i poveri, gli esclusi… Nei sacramenti del Battesimo e della Confermazione abbiamo ricevuto lo Spirito Santo con i suoi doni: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, conoscenza, pietà, timore di Dio. Quest’ultimo dono – il timore di Dio – è proprio il contrario della paura che prima paralizzava i discepoli: è l’amore per il Signore, è la certezza della sua misericordia e della sua bontà, è la fiducia di potersi muovere nella direzione da Lui indicata, senza che mai ci manchino la sua presenza e il suo sostegno.
La festa di Pentecoste rinnova la consapevolezza che in noi dimora la presenza vivificante dello Spirito Santo. Egli dona anche a noi il coraggio di uscire fuori dalle mura protettive dei nostri “cenacoli”, dei gruppetti, senza adagiarci nel quieto vivere o rinchiuderci in abitudini sterili. Eleviamo ora il nostro pensiero a Maria. Lei era lì, con gli Apostoli, quando è venuto lo Spirito Santo, protagonista con la prima Comunità dell’esperienza mirabile della Pentecoste, e preghiamo Lei perché ottenga per la Chiesa l’ardente spirito missionario.
(Papa Francesco, Omelia della domenica di Pentecoste, 30 maggio 2020)
Celebriamo con ricorrenza annuale la discesa dello Spirito Santo; lo dobbiamo fare con una solenne assemblea, con solenni letture, con una solenne omelia. Le prime due cose sono state già fatte: siete venuti in moltissimi e siete stati attenti nell’ascoltare le letture. Facciamo anche la terza cosa: non manchi l’ossequio della nostra lingua a colui che fece il dono di tutte le lingue a degli indotti, che sottomise [al suo servizio] le lingue di dotti in mezzo a tutti i popoli, che riunì all’unità della fede le diverse lingue. All’improvviso infatti scese dal cielo un rumore come di una violenta raffica di vento; e apparvero ad essi come delle lingue di fuoco separate e si posarono sopra ciascuno di loro; e cominciarono a parlare lingue diverse, secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi. Quella raffica di vento non gonfiò ma vivificò; quel fuoco non bruciò ma accese. Si compì in essi quanto era stato profetizzato tanto tempo prima: Non c’è racconto, non c’è linguaggio di cui non si oda il suono ; affinché, mandati poi qua e là a predicare il Vangelo, adempissero quanto segue nel Salmo: In ogni terra si udì la loro voce e le loro parole fino all’estremità della terra. Infatti con quel dono delle lingue fatto a gente che conosceva solo la lingua della propria nazione (allora lo Spirito Santo volle che questo fosse il segno della sua presenza) cos’altro mai lo Spirito Santo voleva significare se non che tutte le genti avrebbero creduto al Vangelo? E così nel primo momento ciascun fedele, come più tardi [avrebbe fatto] l’unità stessa di tutta la Chiesa, parlò in tutte le lingue. Che cosa obiettano a questi argomenti coloro che non vogliono essere inseriti e uniti alla comunità cristiana, la quale produce frutti e cresce presso tutti i popoli? Possono forse negare che lo Spirito Santo scende anche ora sopra i cristiani? Perché dunque ora nessuno, sia presso di noi che presso di loro, parla nelle lingue di tutti i popoli (ciò allora era la dimostrazione della sua venuta) se non perché ora è una realtà ciò che allora era solo un segno? Allora infatti un unico credente parlava in tutte le lingue; ora l’insieme dei credenti parla in tutte le lingue. Perciò anche ora tutte le lingue sono nostre, poiché siamo membra del corpo che le parla.
( Sant’Agostino, Omelia sulla Pentecoste)
Ascolta, anima fedele: quando alla tua fede si presenteranno misteri profondi per la debole natura, domanda senza paura, non per spirito di contraddizione, ma per obbedire con amore: Come può succedere una tal cosa? (Le. 1, 34). E la tua domanda sia la tua preghiera; sia amore, sia pietà e umile desiderio: non scruti con alterigia la maestà di Dio, ma cerchi la salvezza nei mezzi offerti ci da Dio, nostro salvatore. Ti risponderà l’Angelo del gran consiglio: «Quando verrà il Consolatore che io vi invierò dal Padre, darà testimonianza di me e vi suggerirà tutte le cose: lo Spirito di verità vi insegnerà la verità tutta intera» (cfr. Gv. 15, 26; 14, 26; 16, 13). Nessuno infatti conosce i segreti dell’uomo, se non lo spirito dell’uomo che è in lui. Così nessuno conosce i segreti di Dio, se non lo Spirito di Dio (I Cor. 2, 11). Sii dunque sollecito nell’unirti allo Spirito Santo. Egli viene appena è invocato e lo si può invocare solo perché è già presente. Quando lo si invoca, viene nell’abbondanza delle benedizioni di Dio. E’ lui il fiume impetuoso che dà gioia alla città di Dio (cfr. sl. 45, 5) e quando viene, se ti trova umile e tranquillo, seppur tremante davanti alla parola di Dio, si riposerà su di te e ti rivelerà ciò che il Padre nasconde ai sapienti e ai prudenti di questo mondo. Cominceranno a risplendere per te quelle cose che la Sapienza poté rivelare in terra ai discepoli, ma che essi non poterono sostenere fino alla venuta dello Spirito di verità, che avrebbe insegnato loro la verità tutta intera.
Invano si attende di ricevere e d’imparare dalla bocca di un qualsiasi uomo, ciò che non si può ricevere e imparare dalla lingua stessa della Verità. Infatti, come dice la Verità stessa: Dio è Spirito (Gv. 4, 24). Come è necessario che i suoi adoratori l’adorino in Spirito e verità, così quelli che desiderano conoscerlo e sperimentarlo, solo nello Spirito Santo devono cercare l’intelligenza della fede e il senso puro e semplice di quella verità. Nelle tenebre e nella ignoranza di questa vita, egli è – per i poveri di spirito la luce illuminante, la carità che attira, la dolcezza più benefica, l’accesso dell’uomo a Dio, l’amore amante, la devozione, la pietà. E’ lui che rivela ai credenti che progrediscono nella fede, la giustizia di Dio. E’ lui che dà grazia su grazia. E’ lui che – dalla fede che nasce dall’ascolto della Parola – dona una fede più illuminata.
(Guglielmo di Saint-Thierry)