Papa Calisto, S. Maria in Trastevere, mosaico absidale (particolare), XII sec.

Quattro cose resero in maniera particolare glorioso il pontificato di S. Callisto. La Basilica di santa Maria in Trastevere, il digiuno delle quattro Tempora, il Cimitero detto di S. Callisto nella porta Apia, oggidì porta s. Sebastiano, ed il luminoso di lui martirio. (San Giovanni Bosco, Vita del sommo pontefice Callisto I)

Così riassume san Giovanni Bosco l'operato di questo schiavo diventato papa. Callisto infatti, nato intorno al 160, era figlio di Domizio, schiavo cristiano che serviva nella casa di un componente della famiglia imperiale. Divenuto uomo di fiducia e amministratore del suo padrone Carpoforo, fu nominato anche banchiere della comunità cristiana. Callisto riuscì così ad aiutare molti poveri e a sopperire alle necessità dei cristiani  ma la crisi economica che segnò l'impero di Commodo e alcune maldestre operazioni finanziare lo portarono alla bancarotta e di conseguenza fu condannato ai lavori forzati.

Graziato, fu condannato per una seconda volta in seguito a una disputa con la comunità ebraica. Grazie all'intervento del suo padrone e della favorita di Commodo, venne nuovamente graziato e successivamente affrancato da papa Vittore o secondo altre fonti da papa Zefirino. Fu comunque grazie a quest'ultimo che tornò a Roma intorno al 198

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e nominato diacono venne incaricato di assistere i poveri e di amministrare il denaro destinato alle opere di assistenza. Gli venne inoltre affidata l'amministrazione del cimitero cristiano che sorgeva sulla via Appia (le odierne catacombe di San Callisto).

Amato dai poveri e tenuto in grande stima dalla sua comunità fu eletto papa nel 217 alla morte di Zefirino. Continuò a risiedere in Trastevere nella ecclesia domestica che recava il suo nome. Qui aveva fondato anche una schola molto frequentata dagli abitanti del quartiere e da un gran numero di catecumeni. 

Istituì il digiuno del sabato nei periodi della mietitura, della vendemmia e della raccolta delle olive da cui nacque nei secoli successivi la pratica del digiuno delle "quattro tempora".

Fu duramente avversato per motivi dogmatici riguardanti la Trinità dal rigorosissimo teologo Ippolito che lo accusava anche di essere troppo condiscendente e indulgente soprattutto nei confronti dei catecumeni che frequentavano numerosi la sua schola.

Morì martire sotto il regno di Alessandro Severo, non a causa di una persecuzione ma di una sommossa scatenata da un gruppo di facinorosi pagani che gettarono Callisto in un pozzo con una pietra legata al collo e lo lapidarono. Insieme a lui, nel 222, trovarono la morte anche altri cristiani tra cui il presbitero Calepodio le cui spoglie, insieme a quelle di san Callisto, furono sepolte in uno dei cimiteri suburbani di Trastevere sulla via Aurelia e successivamente traslate nell'VIII secolo in Santa Maria in Trastevere.

San Callisto lasciò una comunità consolidata anche dal punto di vista economico che faceva perno su Trastevere e che contava al suo interno personaggi della corte imperiale e ricche donne che con i propri beni sostenevano le spese assistenziali per i poveri e sovvenire ai bisogni della comunità.

Nella Depositio Martyrum è indicato il 14 ottobre come giorno della sua morte. A lui è intitolata la chiesa rettoria di San Callisto adiacente alla Basilica