Per orientare la nostra preghiera

 

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14, 25-33)

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola di Dio

 

Preghiamo

 

Signore, ti preghiamo perché nessuno si rassegni mai davanti ai grandi dolori del mondo ma seguendo Gesù, che apre nella storia vie di salvezza, sappia esserne discepolo. Preghiamo.

Ti preghiamo Signore per il nostro vescovo Papa Francesco e per la Chiesa perché sempre annunci con franchezza a tutti la Parola che chiama alla conversione e che salva. Preghiamo

Signore, ti preghiamo per quanti soffrono per gli sconvolgimenti climatici, in particolare per la popolazione del Pakistan che soffre delle tragiche conseguenze delle piogge torrenziali provocate dai monsoni. Ti preghiamo perché trovi solidarietà e possa presto risollevarsi dalla sua sofferenza.
Preghiamo.

Per la vita di chi è in pericolo, perché non si muoia più a causa della guerra, per l’Ucraina e per ogni paese ferito dalla violenza.
Preghiamo

 

Per nutrire il nostro cuore

 

Amore di Dio prima dell`inclinazione naturale

Dice Gesù: “In verità vi dico: non c`è nessuno che avrà abbandonato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figli, o campi per me e per l’Evangelo, che non riceva il centuplo” (Mc 10,29). E non vi turbino queste parole né quanto, con accenti ancor più duri, è scritto altrove: “Chi non odia suo padre e sua madre e i suoi figli, persino anzi la sua stessa vita, non potrà divenire un mio seguace” (Lc 14,26). Non ci turbino giacché il Dio della pace, colui che ingiunge di amare anche i propri nemici, non ci invita certo all`odio ed alla separazione dalle persone a noi più care. In realtà, se occorre amare i propri nemici, risulta chiaro che, risalendo da essi, è necessario amare anche coloro che ci sono più prossimi per vincoli di sangue.

Se, al contrario, occorre nutrire odio nei confronti di coloro che ci sono vicini per legami di parentela, il ragionamento che ne consegue, in tal caso, insegnerebbe a respingere ancor di più i propri nemici. Cosicché i due discorsi si confuterebbero a vicenda. Essi, invece, non si confutano affatto, giacché con lo stesso stato d`animo e la stessa disposizione e la stessa limitazione nutrirebbe odio verso il padre ed amore nei confronti del nemico chi non si vendicasse del nemico e non onorasse il padre più di Cristo.

Infatti, con il primo discorso (in cui vien detto di amare il proprio nemico), Cristo vieta di odiarlo e di fargli del male nel secondo, invece (in cui si dice di odiare il proprio padre), egli raccomanda di guardarsi da quel falso rispetto nei confronti dei propri cari allorché questi si mostrino d`impedimento alla salvezza. Nel caso in cui, perciò, qualcuno avesse un padre od un figlio od un fratello empio e d`ostacolo per la propria fede e d`impedimento nella prospettiva della vita celeste, non rimanga unito a lui né condivida i suoi pensieri, ma, a motivo dell`inimicizia dello spirito, sciolga pure la parentela della carne.

Fingiti una controversia: immagina che tuo padre, standoti a fianco, ti dica: «Io ti ho dato la vita e ti ho allevato: seguimi e prendi parte assieme a me a quest`azione ingiusta e non obbedire alla legge di Cristo», aggiungendo tutte le altre cose che potrebbe dire un uomo blasfemo e morto spiritualmente. Dalla parte opposta, ascolta, invece, il Salvatore: «Io ti ho donato la seconda vita, mentre tu avevi ricevuto l`amara vita del mondo ed eri destinato a morire; io ti ho liberato, ti ho curato, ti ho riscattato; sarò io a fornirti la vita che non avrà mai fine, la vita eterna, la vita superiore a quella del mondo; ti mostrerò il volto di quel buon padre che è Dio.

Non chiamare nessuno “padre” su questa terra. I morti seppelliscano i loro morti, ma tu, invece, vieni dietro a me, giacché io ti condurrò dove potrai riposare e dove potrai gustare beni ineffabili e indescrivibili che mai nessun occhio vide né orecchio udì e che mai entrarono nel cuore degli uomini; beni verso i quali gli angeli stessi ambiscono di protendersi, onde contemplare quelle meraviglie allestite da Dio per i suoi santi e a beneficio di coloro che lo amano.

Sono io che ti nutro e, a mo` di pane, ti offro me stesso: chiunque mi avrà gustato, non correrà più il pericolo di morire; giorno per giorno, poi, mi offro a te come bevanda d`immortalità. Io sono maestro di insegnamenti celesti. Per te ho lottato con la morte. Sono stato io a scontare, al posto tuo, quella pena di morte che tu avevi meritato a causa degli antichi peccati e della disobbedienza a Dio».

Ascoltando, dall`una come dall`altra parte discorsi come questi, decidi per il tuo bene e scegli il partito della salvezza. Se un fratello, perciò, ovvero un figlio od una sposa o chiunque altro ti dice qualcosa di simile alla fine sia Cristo a vincere su di te, al di sopra di tutti: è lui, infatti, che lotta per te.

(Clemente Alesssandrino, Quis dives, 22 s.)

 

 

Costruire la torre dell`umiltà

Chi di voi, volendo edificare una torre, non fa i conti, per vedere se ne ha abbastanza per portarla a termine, perché non gli capiti che, gettate le fondamenta, non possa continuare e comincino a portarlo in giro dicendo: Costui ha cominciato una costruzione e non l`ha potuta terminare” (Lc 14,28-30).

Dobbiamo programmare tutto ciò che facciamo. Ecco, secondo la parola di Gesù Cristo, se uno vuol costruire una torre, prepara il danaro necessario. Se, dunque, vogliamo costruire la torre dell`umiltà, dobbiamo prepararci contro gli ostacoli di questo mondo. E la differenza tra un edificio terreno e un edificio celeste è questa: che l`edificio terreno lo si costruisce raccogliendo il danaro che serve, quello celeste invece distribuendo e donando il danaro. Per quello i fondi li facciamo, raccogliendo ciò che non abbiamo; per il celeste, invece, lasciando anche quello che abbiamo. Questi fondi non li ebbe quel ricco che, avendo molti possedimenti, chiese al Signore: “Buon maestro, che debbo fare per acquistare la vita eterna?” (Mt 19,16). Il quale, sentendo che avrebbe dovuto lasciar tutto, se ne andò via rattristato e divenne piccolo di cuore proprio perché aveva larghi possedimenti. Poiché amava in questa vita lo sfoggio della grandezza, anche nel tendere alla vita eterna non volle abbracciare la ricchezza dell`umiltà.

Bisogna poi considerare le parole: “Comincino a portarlo in giro“, perché, come dice Paolo: “Siamo sotto gli occhi del mondo, degli angeli e degli uomini” (1Cor 4,9). E in tutto ciò che facciamo dobbiamo tener presenti i nostri avversari, che ci seguono e son felici dei nostri insuccessi. Di essi il Profeta dice: “Dio mio, confido in te, non dovrò vergognarmi e non avranno a burlarmi i miei nemici” (Sal 24,2)… Il re che, andando a combattere contro un altro re, s`accorge che non ce la può fare, manda una commissione per trattare la pace.

Con quali lacrime allora dobbiamo sperare il perdono, noi che in quel tremendo confronto col nostro Re ci presentiamo in condizioni di inferiorità… Mandiamogli come ambasceria le nostre lacrime, le opere di misericordia, sacrifichiamo sul suo altare vittime di espiazione, riconosciamo che non possiamo stare in giudizio con lui, misuriamo la sua forza, chiediamo la pace. Questa è l`ambasceria che calma il nostro Re. Pensate quanta bontà ci sia nel suo tardare a venire. Mandiamo la nostra ambasceria, donando, offrendo vittime sacre. Giova moltissimo, per ottener perdono, la vittima dell`altare, offerta con lacrime, perché lui che non muore più ancora nel mistero s`immola per noi.

Ogni volta che offriamo l`ostia della sua Passione, rinnoviamo la nostra assoluzione.

(San Gregorio Magno, Hom., 37, 6)