Per orientare la nostra preghiera

 

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13, 44-52)

 

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche»

Parola del Signore

 

Preghiamo

 

Preghiamo il Signore per il nostro vescovo Papa Francesco e per la Chiesa, perché sia guidata e sostenuta nella sua missione di uscita per le strade del mondo, perché sia segno del Regno che cresce sulla terra

Preghiamo il Signore per chi è più debole, solo e malato, per gli anziani e chi vive nel dolore, perché venga ascoltato il loro grido e asciugate le loro lacrime.

 

Per nutrire il nostro cuore

 

LE SCRITTURE E IL LOGOS

A questo punto dobbiamo ricercare che cosa sia, da una parte, il campo e, dall’altra, il tesoro nascosto in esso, e cercare in che senso, trovato questo tesoro nascosto, l’uomo va pieno di gioia e vende tutti i suoi averi, per comprare quel campo. Dobbiamo inoltre cercare quali siano le realtà che vende. Io credo proprio, in base a questo contesto, che il campo sia la Scrittura piantata nelle apparenze dei testi storici, della legge, dei profeti e degli altri concetti: grande e varia è la piantagione delle parole di tutta la Scrittura; il tesoro nascosto nel campo sono invece i sensi nascosti e soggiacenti a quelli apparenti, sensi della sapienza nascosta nel mistero e nel Cristo, nel quale sono nascosti i tesori della sapienza e della conoscenza. Un altro potrebbe affermare che il campo veramente ricolmo, che il Signore benedisse è il Cristo di Dio, mentre il tesoro nascosto in lui sono quelle realtà da Paolo dette nascoste in Cristo, nel dichiarare, a proposito del Cristo, che in lui sono nascosti i tesori della sapienza e della scienza. Le realtà celesti e il regno dei cieli sono inscritti come in immagine nelle Scritture: sono queste il regno dei cieli, oppure lo stesso Cristo, re dei secoli, è il regno dei cieli paragonato a un tesoro nascosto nel campo.

LA BELLA SCELTA

Giunto a questo punto, cercherai se il regno dei cieli sia paragonato solo al tesoro nascosto nel campo, sì da intendere il campo come realtà diversa dal regno, oppure sia simile all’insieme costituito e dal campo e dal tesoro nascosto in esso, sì che il regno dei cieli, secondo la similitudine, sia costituito sia dal campo che dal tesoro nascosto nel campo. Viene poi un uomo nel campo, rappresentato sia dalle Scritture sia dal Cristo, costituito da realtà apparenti e nascoste, e trova il tesoro della sapienza (infatti nell’attraversare il campo e nello scrutare la Scrittura, e nel cercare di comprendere il Cristo, trova il tesoro nascosto in lui) e dopo averlo trovato, lo nasconde, ritenendo non privo di rischio che i segreti delle Scritture o i tesori di sapienza e conoscenza che sono nel Cristo si manifestino ai primi che capitano, e dopo averlo nascosto va a fare trattative su come comprare il campo, ovvero le Scritture, per farne sua proprietà, giacché dalle cose di Dio ha ricevuto le parole di Dio, che prima erano state affidate ai Giudei. Una volta che colui che è diventato discepolo di Cristo ha comprato il campo, il regno di Dio – che secondo un’altra parabola è la vigna – viene tolto loro (ai Giudei) e viene dato a una nazione che lo farà fruttificare, cioè a colui che in virtù della sua fede avrà comprato il campo in seguito alla vendita di tutti i suoi averi e alla sua rinuncia alle sostanze che aveva, cioè al male che era in lui. Questa medesima applicazione la farai pure nel caso in cui il campo con il tesoro nascosto è il Cristo: quelli che lasciarono tutto e lo seguirono, potremmo dire, in un senso diverso hanno venduto i loro averi, affinché col vendere e rinunciare ad essi e col fare, in cambio dei beni, una bella scelta grazie all’aiuto di Dio, comprassero a gran prezzo secondo il suo valore, il campo che contiene in sé il tesoro nascosto.

(Origene, Commento al Vangelo di Matteo)

 

… Queste similitudini mettono in evidenza due caratteristiche riguardanti il possesso del Regno di Dio: la ricerca e il sacrificio. È vero che il Regno di Dio è offerto a tutti – è un dono, è un regalo, è grazia – ma non è messo a disposizione su un piatto d’argento, richiede un dinamismo: si tratta di cercare, camminare, darsi da fare. L’atteggiamento della ricerca è la condizione essenziale per trovare; bisogna che il cuore bruci dal desiderio di raggiungere il bene prezioso, cioè il Regno di Dio che si fa presente nella persona di Gesù. È Lui il tesoro nascosto, è Lui la perla di grande valore. Egli è la scoperta fondamentale, che può dare una svolta decisiva alla nostra vita, riempiendola di significato. 

Di fronte alla scoperta inaspettata, tanto il contadino quanto il mercante si rendono conto di avere davanti un’occasione unica da non lasciarsi sfuggire, pertanto vendono tutto quello che possiedono. La valutazione del valore inestimabile del tesoro, porta a una decisione che implica anche sacrificio, distacchi e rinunce. Quando il tesoro e la perla sono stati scoperti, quando cioè abbiamo trovato il Signore, occorre non lasciare sterile questa scoperta, ma sacrificare ad essa ogni altra cosa. Non si tratta di disprezzare il resto, ma di subordinarlo a Gesù, ponendo Lui al primo posto. La grazia al primo posto. Il discepolo di Cristo non è uno che si è privato di qualcosa di essenziale; è uno che ha trovato molto di più: ha trovato la gioia piena che solo il Signore può donare. È la gioia evangelica dei malati guariti; dei peccatori perdonati; del ladrone a cui si apre la porta del paradiso.

La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia (cfr Evangelii Gaudium, n. 1). Oggi siamo esortati a contemplare la gioia del contadino e del mercante delle parabole. È la gioia di ognuno di noi quando scopriamo la vicinanza e la presenza consolante di Gesù nella nostra vita. Una presenza che trasforma il cuore e ci apre alle necessità e all’accoglienza dei fratelli, specialmente quelli più deboli.

(Papa Francesco, Angelus, 30 luglio 2017)