Dal Vangelo secondo Marco (Mc 5, 25-43)
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
Parola del Signore
Preghiamo
Per Papa Francesco e per la Chiesa perché dove domina la cultura della morte, diffonda la parola di Gesù che dona la vita e offre la speranza. Preghiamo
Per tutti i cristiani che vivono in situazioni difficili e pericolose. Perché il Signore li protegga, rischiari la notte del loro dolore e ci renda vicini a questi fratelli nella preghiera e nella carità. Preghiamo
Perché in ogni luogo possiamo comunicare a tanti il Vangelo e vivere l’amicizia verso i nostri fratelli più poveri come una benedizione per la nostra vita. Preghiamo.
Per i governanti, per i responsabili della politica e dell’economia: perché si impegnino ovunque a rinnegare la violenza e la guerra, madre di tutte le povertà, per sollevare quanti soffrono e combattere efficacemente la Pandemia. Preghiamo
La sua fede arrestò in un istante, come in un batter d`occhio, il flusso di sangue che era sgorgato per dodici anni. Numerosi medici l`avevano visitata moltissime volte, ma l`umile medico, il figlio unico la guardò soltanto un momento. Spesso, quella donna aveva profuso forti somme per i medici; ma all`improvviso, accanto al nostro medico, i suoi pensieri sparsi si raccolsero in un`unica fede. Quando i medici terreni la curavano, ella pagava loro un prezzo terreno (cf. Mc 5,26); ma quando il medico celeste le apparve, ella le presentò una fede celeste. I doni terrestri furono lasciati agli abitanti della terra, i doni spirituali furono elevati al Dio spirituale nei cieli.
I medici stimolavano coi loro rimedi i dolori causati dal male, come una belva abbandonata alla sua ferocia. Così, per reazione, come una belva inferocita, i dolori li diffondevano dappertutto, essi e i loro rimedi. Quando tutti si affrettavano di sottrarsi alla cura di quel dolore, una potenza uscí, rapida, dalla frangia del mantello di Nostro Signore; colpì violentemente il male, lo bloccò e s`attirò l`elogio per il male domato. Uno solo si prese gioco di quelli che s`erano presi gioco per molto. Un solo medico divenne celebre per un male che parecchi medici avevano reso celebre. Proprio quando la mano di quella donna aveva distribuito grandi cifre, la sua piaga non ricevette alcuna guarigione; ma quando la sua mano si tese vuota, la cavità si riempi di salute. Finché la sua mano era ripiena di ricompense tangibili, essa era vuota di fede nascosta, ma quando si spogliò delle ricompense tangibili, fu ripiena di fede invisibile. Diede ricompense manifeste e non ricevette guarigione manifesta; diede una fede manifesta e ricevette una guarigione nascosta. Sebbene avesse dato ai medici il loro onorario con fiducia, non trovò per il suo onorario una ricompensa proporzionata alla sua fiducia; ma quando diede un prezzo preso con furto, allora ne ricevette il premio, quello della guarigione nascosta…
E coloro che non erano stati capaci di guarire quest`unica donna coi loro rimedi, guarivano frattanto molti pensieri con le loro risposte. Nostro Signore, invece, capace di guarire ogni malato, non voleva mostrarsi capace di rispondere anche ad un solo interrogativo; conosceva quella risposta, ma descriveva in anticipo coloro che avrebbero detto: “Tu, con la tua venuta, dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera” (Gv 8,13). La sua potenza aveva guarito la donna, ma il suo parlare non aveva persuaso quella gente. Eppure, per quanto la sua lingua restasse muta, la sua opera risuonava come una tromba. Col suo silenzio soffocava l`orgoglio arrogante; con la sua domanda: “Chi mi ha toccato?” (Lc 8,45) e con la sua opera, la sua verità era proclamata.
Se non ci fosse che un senso da dare alle parole della Scrittura, il primo interprete lo troverebbe, e gli altri uditori non avrebbero più il lavoro pesante della ricerca, né il piacere della scoperta. Ma ogni parola di Nostro Signore ha la sua forma, e ogni forma ha molti membri, e ogni membro ha la sua fisionomia propria. Ciascuno comprende secondo la sua capacità, e interpreta come gli è dato.
È così che una donna si presentò a lui e che la guarì. Si era presentata davanti a parecchi uomini che non l`avevano guarita avevano perduto il loro tempo con lei. Ma un uomo la guarì, quando il suo volto era girato da un`altra parte; egli biasimava così coloro che, con grande cura, si volgevano verso di lei, ma non la guarivano: “La debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1,25). Sebbene il volto umano di Nostro Signore non poté guardare che da una sola parte, la sua divinità interiore aveva occhio dappertutto poiché vedeva da ogni lato.
(Efrem, Diatessaron, VII, 6, 19-23)
«Colei che veniva a me, ha ricevuto la forza,
poiché un segreto vigore mi ha sottratto.
Perché, Simone figlio di Giovanni, tu mi dici
che una immensa folla addosso mi si accalca?
La mia divinità, essi non toccano.
Ma questa donna, nella visibil veste
la natura mia divina ha conquistato
in modo manifesto, e la salute ha avuto
gridandomi: Salvami, Signore!».
Vedendosi non rimasta inavvertita,
così tra sé la donna rifletteva:
«Mi farò scorgere dal salvatore mio, Gesù,
adesso che dalle brutture mie sono mondata.
E invero adesso non ho più paura:
per suo volere infatti io compivo questo.
Ho fatto solo quel ch`ei desiderava:
Incontro a lui son corsa con la fede
dicendogli: Salvami, Signore!
Non ignorava certo il Creatore
quel ch`io facevo, bensì pietoso
egli mi ha sopportata. Solo toccandolo,
ho vendemmiato la forza, perché lui
s`è lasciato spogliare volentieri.
Così ora è sparita la paura d`esser vista,
davanti a Dio gridando ch`egli è il medico
degli infermi e il salvatore d`anime, signor
della natura, al quale io dico: Salvami, Signore!
A te ho ricorso, medico mio buono,
l`obbrobrio mio alfine rigettando.
Non levar contro di me tua collera,
non adirarti contro la tua serva:
solo per tuo volere io ho agito,
poiché, ancor prima di pensare all`atto,
presente, m`assistevi e m`incitavi a farlo.
Sapevi che il cuor mio gridava: Salvami, Signore!».
«Donna, coraggio ormai che per la fede
e col mio assenso tu mi hai spogliato.
Rassicurati ora, perché non è per farti biasimare
che in mezzo a tanta gente t`ho condotto,
ma per dar loro sicurezza: quando mi si spoglia
io mi rallegro, non muovo alcun rimbrotto.
Resta in buona salute, tu che in tutto il tuo male
mi gridavi: Salvami, Signore!
Non opra di mia mano è questo, ma della fede tua.
Molti infatti han toccato la mia veste,
senza però ricever forza, perché la fede non portavan seco.
Tu che con molta fede m`hai toccato,
hai colto della salute il frutto;
ecco perché davanti a tutti t`ho portato,
per farti dire ancora: Salvami, Signore!».
O Figlio incomprensibile di Dio, incarnato
per noi per amor dell`uomo,
come la donna dal suo sangue hai liberata,
così libera me dai miei peccati,
tu che unico senza peccato sei.
Per le preci e le suppliche dei santi,
inclina il cuore mio o sol potente,
alla meditazione incessante della tua parola,
sí che tu possa salvarmi.
(Romano il Melode, Hymn., 33, 15-21)
“Giunto poi alla casa del capo della sinagoga e veduti i sonatori di flauto e molta gente che faceva grande strepito, cominciò a dire: «Ritiratevi, ché non è morta la fanciulla, ma dorme». E quelli lo deridevano” (Mt 9,23-24).
Durante la tempesta riprende dapprima i discepoli; così, qui, dissipa anzitutto il turbamento che era nell`anima dei presenti e al tempo stesso dimostra che per lui è facile risuscitare i morti. Si comporta nell`identico modo prima di operare la risurrezione di Lazzaro, dicendo: “Lazzaro, l`amico nostro, dorme” (Gv 11,11). Insegna, inoltre, a non temere la morte: essa infatti non è più morte, ma è diventata sonno. Cristo, infatti, doveva di lí a poco morire, e voleva perciò preparare i discepoli, nella persona di altri, ad aver coraggio e a sopportare pazientemente la sua morte. Da quando egli è venuto sulla terra, la morte è divenuta soltanto un sonno…
A quel tempo non era palese che la morte era diventata un sonno: oggi, invece, questa verità è piú chiara del sole. Cristo non ha risuscitato la tua figliola? Ebbene, la risusciterà con assoluta certezza e con una gloria più grande. Quella fanciulla, dopo essere stata risuscitata, più tardi morì di nuovo: ma tua figlia, quando risusciterà, rimarrà per sempre immortale. Nessuno, dunque, pianga più i morti, nessuno si disperi, né rigetti così la vittoria di Cristo. Egli infatti ha vinto la morte. Perché dunque piangi senza motivo? La morte è diventata un sonno. A che pro gemi e ti lamenti? Se i gentili che si disperano sono degni d`esser derisi, quale scusa un cristiano potrà avere comportandosi in modo così disonorevole in tali circostanze? Come potrà farsi perdonate tale stoltezza e insipienza, dopo che la risurrezione è stata provata molte volte e in modo evidente durante tanti secoli? Ma voi, come se foste impegnati ad accrescere la vostra colpa, portate qui tra noi donne pagane, pagate per piangere ai funerali e attizzare in tal modo la fiamma del vostro dolore e non ascoltate Paolo che dice: “Quale accordo può esserci tra Cristo e Belial? O quale cosa di comune tra il fedele e l`infedele?” (2Cor 6,15). Gli stessi pagani, che pure non credono nella risurrezione, finiscono col trovare argomenti di consolazione e dicono: Sopporta con coraggio; non è possibile eliminare quanto è accaduto e con le lacrime non ottieni nulla. E tu che ascolti parole tanto piú sublimi e consolanti di queste, non ti vergogni di comportarti in modo più sconveniente dei pagani? Noi non ti esortiamo a sopportare con fermezza la morte, dato che essa è inevitabile e irrimediabile; al contrario ti diciamo: Coraggio, c`è la risurrezione con assoluta certezza: dorme la fanciulla e non è morta; riposa, non è perduta per sempre. Sono infatti ad accoglierla la risurrezione, la vita eterna, l`immortalità e l`eredità stessa degli angeli. Non senti il salmo che dice: “Torna, anima mia, nel tuo riposo, perché Dio ti ha fatto grazia” (Sal 114,7)? Dio chiama «grazia» la morte, e tu ti lamenti?
(Giovanni Crisostomo, Comment. in Matth., 31, 2)