Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 28, 16-20)
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Parola del Signore
Preghiamo
Perché il Signore ci renda testimoni del suo amore per tutti gli uomini e comunicatori instancabili del suo Vangelo. Preghiamo
Per la Chiesa, icona della Trinità, perché cresca sempre nell’amoree nella comunione. Per Papa Francesco, perché il Signore lo sostenga donandogli forza profetica per guidare il suo popolo nell’unità e nella pace. Preghiamo
Perché cessi ogni violenza e gli uomini sappiano riconoscersi nella pace fratelli e figli di Dio. Perché il mondo sia liberato dalla violenza e dalla Pandemia. Preghiamo
Perché lo Spirito sia consolazione per gli oppressi e luce per gli afflitti, faccia vivere chi oggi è senza speranza e doni a noi la forza per essere amici dei poveri, cercatori della pace, ricchi di sogni, liberi da ogni timore. Preghiamo
C’è un solo Dio, senza principio, senza causa. Un solo Dio che non è limitato da nessun altro essere che lo preceda o lo segua. Egli è cinto di eternità, infinito; immenso Padre di un Figlio unigenito immenso e buono, non subisce nella generazione del Figlio alcuna limitazione come la subiscono gli esseri umani, perché egli è spirito. Dio unico, ma «altro» – non però per la divinità – è il Verbo di Dio, che è del Padre il sigillo vivente. Egli è il solo Figlio di Colui che non ha principio, l’assolutamente unico dell’unico. Egli è identico a colui che è il bene sopra ogni bene; anche se il Padre resta totalmente colui che genera, il Figlio nondimeno è l’autore e il padrone del mondo, forza e intelligenza del Padre…
Il tempo esisteva ben prima di me, ma non vi è tempo prima del Verbo, il cui Padre è al di là del tempo. Fin da quando era il Padre, che è senza principio e che raccoglie in sé tutto il divino, fin da allora è anche il Figlio che ha nel Padre il suo principio atemporale, come il fulgore del sole ha per origine il suo globo di risplendente bellezza. Tutte le immagini sono tuttavia inadeguate alla grandezza di Dio… In quanto Dio, in quanto Padre, Dio è Padre immenso. La massima gloria viene a lui dal fatto che la sua adorabile divinità non ha principio. Non è però inferiore la grandezza del Figlio che riceve da un Padre così grande la sua origine…
Tremiamo davanti alla grandezza dello Spirito Santo. Anch’egli è ugualmente Dio e per mezzo suo conosciamo Dio. Lo Spirito è Dio che si manifesta, colui che fa nascere Dio quaggiù. Onnipotente, egli effonde molti doni. Ispiratore del coro dei santi, è colui che dà vita agli abitanti del cielo e della terra, colui che siede sull’alto trono. Procede dal Padre, è forza di Dio e agisce di proprio impulso. Lo Spirito non è Figlio – unico infatti è il dolce Figlio di colui che solo è l’altissimo – tuttavia non è al di fuori della divinità invisibile, ma gode della stessa gloria.
(San Gregorio Nazianzeno, Epe theologika)
Ecco la regola della nostra fede, le fondamenta del nostro edificio, ciò che dà fermezza al nostro comportamento.
Primo articolo della nostra fede: Dio Padre, increato, illimitato, invisibile; Dio uno, creatore dell’universo. Secondo articolo: il Verbo di Dio, Figlio di Dio, Gesù Cristo, nostro Signore; rivelato ai profeti conformemente al genere delle loro profezie ed al disegno del Padre; per sua mediazione, tutto è stato fatto; alla fine dei tempi, per riassumere in sé ogni cosa, s’è degnato di farsi uomo fra gli uomini, visibile, tangibile, per distruggere in tal modo la morte, fare apparire la vita ed operare la riconciliazione tra Dio e l’uomo. Infine, terzo articolo: lo Spirito Santo; tramite lo Spirito, i profeti hanno profetizzato, i nostri padri hanno appreso le cose di Dio ed i giusti sono stati guidati lungo la via della giustizia; alla fine dei tempi, è stato diffuso sugli uomini in modo nuovo, affinché su tutta la terra essi fossero rinnovati, per Dio.
Questa è la ragione per cui il battesimo della nostra nuova nascita è posto sotto il segno di questi tre articoli. Dio Padre ce l’accorda in vista della nuova nascita nel suo Figlio tramite lo Spirito Santo. Poiché coloro che portano in sé lo Spirito Santo sono condotti al Verbo che è il Figlio, ed il Figlio li conduce al Padre, ed il Padre ci concede l’incorruttibilità. Senza lo Spirito, è impossibile vedere il Verbo di Dio, e senza il Figlio non ci si può accostare al Padre. Poiché la conoscenza del Padre, è il Figlio, e la conoscenza del Figlio si fa tramite lo Spirito Santo, ed il Figlio dona lo Spirito in conformità al beneplacito del Padre.
Per lo Spirito, il Padre è chiamato l’Altissimo, l’Onnipotente, il Signore delle potestà. Così noi perveniamo alla conoscenza di Dio; noi sappiamo che Dio esiste, che è creatore del cielo e della terra e di tutte le cose, creatore degli angeli e degli uomini, Signore, per cui tutto ha avuto origine, da cui tutto procede, ricco di misericordia, di grazia, di compassione, di bontà, di giustizia.
E’ il Dio di tutti: degli Ebrei, dei pagani, dei credenti. Per i credenti è Padre: perché alla fine dei tempi, egli ha aperto il testamento della loro filiazione adottiva. Per gli Ebrei è Signore e legislatore: perché nei tempi intermedi, allorché gli uomini l’avevano dimenticato, abbandonato, e si erano a lui ribellati, Dio li sottomise alla Legge, onde insegnare loro che hanno un Signore che è loro creatore ed autore, che ha dato loro il soffio di vita e che essi sono tenuti ad adorare giorno e notte. Per i pagani Dio è creatore, autore, Signore supremo. E per tutti egli è sostentatore, re e giudice. Nessuno sfuggirà al suo giudizio, sia egli ebreo o pagano, sia egli peccatore credente o spirito angelico. E coloro che ora rifiutano di credere nella sua bontà, conosceranno la sua potenza nel giorno del giudizio, secondo la parola del santo Apostolo: Non vedi che la bontà di Dio ti spinge a penitenza? Or tu, con la tua durezza e col tuo cuore impenitente, accumuli sopra di te ira per il giorno dell’ira e della manifestazione del giudizio di Dio. Allora egli darà a ciascuno secondo le sue opere (Rom. 2, 4-6).
Tale è colui che, nella Legge, è chiamato Dio d’Abramo, Dio d’Isacco, Dio di Giacobbe: Dio dei viventi. Di questo Dio, l’altezza e la grandezza superano ogni descrizione.
(Sant’Ireneo)
L’amore di Dio non è qualcosa che si insegni. Infatti noi non abbiamo imparato da nessuno a godere della luce, né ad essere attaccati alla vita; e nessuno ci ha insegnato ad amare i nostri genitori o coloro che ci hanno educato. Allo stesso modo, e a maggior ragione, la scienza dell’amore di Dio non può venirci dall’esterno. Ma, nella formazione di quell’essere vivente che è l’uomo, viene deposto in noi, come un seme, un principio spirituale che ha in sé la forza che ci spinge ad amare. Quando la scuola dei divini precetti riceve tale seme, è lei che lo coltiva con cura, che lo nutre sapientemente, che lo porta a maturità con la grazia di Dio… Ed ora, mentre voi ci aiutate con le vostre preghiere, cercheremo, secondo il potere che ci è stato dato dallo Spirito Santo, di ridestare la scintilla dell’amore divino nascosto in voi…
Diciamo prima di tutto che abbiamo ricevuto in precedenza da Dio le forze necessarie per osservare tutti i comandamenti datici da lui; perciò non dobbiamo angustiarci come se ci venisse richiesto qualcosa di straordinario, né inorgoglirci come se contribuissimo con uno sforzo superiore all’aiuto che ci è stato dato. Se, grazie a tali forze insite in noi, agiamo con rettitudine e come si conviene, conduciamo santamente una vita virtuosa; se, al contrario, usiamo male del loro potere, cadiamo nel vizio.
Questa appunto è la definizione del vizio: l’uso cattivo e contrario ai precetti del Signore, dei doni che Dio ci ha fatto per compiere il bene; esattamente come la virtù richiesta da Dio, consiste nell’usare queste energie con buona coscienza e secondo i precetti del Signore.
Stando così le cose, possiamo dire lo stesso anche della carità. Noi infatti, che abbiamo ricevuto il precetto di amare Dio, possediamo una forza, immessa in noi fin dalla prima strutturazione del nostro essere, che ci inclina ad amare. E la prova non va cercata all’esterno, ma chiunque può costatarla personalmente da ciò che prova in sé. Infatti, noi siamo portati per natura a desiderare le cose belle, anche se il bello appare diverso all’uno e all’altro; e, senza averlo appreso, proviamo affetto per tutto ciò che ci è familiare o affine…
Ora, che cosa c’è da ammirare più della divina bellezza? Quale desiderio spirituale è così ardente e quasi irresistibile come quello che Dio fa nascere nell’anima purificata da tutti i vizi e che afferma con cuore sincero: languisco d’amore (Cant. 2, 5)? Del tutto ineffabile e inesprimibile è lo splendore della divina bellezza.
(San Basilio)