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La navata centrale di Santa Maria in Trastevere conserva l'aspetto romanico ad impianto basilicale di Innocenzo II. Il pavimento, in stile cosmatesco in cui predominano il rosso del porfido e il verde del serpentino, fu rifatto nel XIX secolo da Virgino Vespignani (1808-1882), architetto di corte di papa Pio IX, utilizzando marmi antichi. 

Due file di undici colonne, provenienti probabilmente dalle Terme di Caracalla, delimitano la navata centrale. Ai quattro angoli si ergono altrettanti pilastri ricoperti di marmo cipollino e coronati da capitelli in stile corinzio. Sempre di epoca romana sono i capitelli (quasi tutti di stile ionico) che sorreggono la trabeazione:  alcuni di questi presentano figure connesse al culto isiaco parzialmente abrase in epoca ottocentesca nel tentativo di eliminare immagini pagane. Sono invece attribuibili al restauro di Vespignani i plinti delle basi utilizzati dall'architetto per sopperire alla diversa altezza delle colonne. 

La trabeazione che poggia sulle colonne fu decorata nell'Ottocento a finto mosaico con un motivo di girali d'acanto entro cui si affacciano diverse varietà di uccelli. Al di sopra della trabeazione la cornice sorretta da mensole - anche queste di spoglio - marca il secondo ordine della navata il cui aspetto odierno è dovuto ai restauri commissionati da papa Pio IX.

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La parete appare scandita da lesene dorate e da arcate entro cui sono aperte grandi finestroni  centinate. ai lati di ogni finestra immagini di santi eseguite nell'Ottocento da un gruppo di pittori di accademia specializzati nella pittura sacra e ufficiale. Iniziando dal lato destro: Santa Francesca Romana, Santa Bonona, Santa Apollonia, San Privato, San Simplicio, Sant'Asterio, San Biagio, San Gregorio. Sull'altro lato: San Quirino, San Calepodio, San Dalmazio, San Mario, Santa Dorotea Santa Cecilia, Santa Rufina e Santa Brigida.

Verso l'ingresso sul muro del campanile che chiude i primi due intercolumni è situato un raffinato  ciborio in marmo con dorature di mino del Reame. Lo sportello, incorniciato da cinque angeli reca l'iscrizione "olea sancta". Sulla sinistra, a metà navata, il pulpito pensile in legno intagliato realizzato nel XVIII secolo.

L'arco trionfale, sostenuto da colonne di marmo egiziano sormontate da capitelli corinzi, è ornato da una decorazione marmorea con girali d'acanto molto simile a una delle cornici delle porte di ingresso il che fa supporre una comune provenienza. Sull'arco è raffigurata la Vergine col Bambino, quattro angeli, Noè e Mosè  L'affresco è stato eseguito da Francesco Coghetti (1801-1875). Dello stesso periodo sono anche le vetrate sopra la porta centrale eseguite su disegni di Francesco Grandi (1831-1891) con le figure dei santi Giulio, Callisto e Cornelio. 

A due secoli prima risale invece il soffitto a cassettoni commissionato nel 1617 dal cardinale Pietro Aldobrandini  al Domenichino (1581-1641) che realizzò una articolata composizione di lacunari di diversa forma in legno riccamente modanato e dorato. Al centro del soffitto lo stesso Domenichino (Domenico Zampieri) pose l'ottagono con l'Assunzione di Maria.

E' proprio qui nella navata centrale che il giorno di Natale si apparecchia per il pranzo con i poveri. E' una bella tradizione della Comunità di Sant'Egidio nata nel 1982, quando un piccolo gruppo di persone povere e di anziani del Rione, circa 20 persone, fu accolto attorno alla tavola della festa nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. Oggi il pranzo è cresciuto; nella basilica addobbata a festa pranzano gioiosamente insieme circa ... persone. E' una tradizione contagiosa che ha coinvolto quest'anno circa 60.000 persone in ... paesi del mondo.